MiScusi, il fast food della pasta che sogna l'Europa

12 Dic 2017 - 10:08
MiScusi, il fast food della pasta che sogna l'Europa
MiScusi è un nuovo format di ristorazione progettato da Alberto Cartasegna e Filippo Mottolese. I due ragazzi, nati entrambi nel 1989 e provenienti da società di consulenza, Boston Consulting e PwC, hanno già calendarizzato il loro futuro. Dopo il debutto in via Pompeo Litta, hanno inaugurato a Milano il loro secondo locale, e per il 2018 si pongono come obiettivo l’apertura di nuove sedi in altre città d’Italia per poi sbarcare in Europa guardando soprattutto a Nord. Il concept è semplice: in una città come Milano dove, specialmente a pranzo, non si possono sprecare minuti, offrire un pasto sano, veloce e economico può essere la ricetta per il successo, come sta succedendo a MiScusi. Per il cliente è tutto semplice: basta scegliere il condimento e il tipo di pasta e il proprio pranzo sarà pronto in pochissimo tempo. Di sera, invece, i ritmi sono più lenti e si viene serviti al tavolo con molta più calma. Il pastificio è al centro dell’architettura del locale: ben in vista serve a valorizzare al meglio la grande protagonista di questo ristorante, di giorno una sorta di fast food all’italiana, di sera ristorante tranquillo e accogliente. Qualità e tradizione sembrano essere un binomio vincente in una città che offre tantissimi tipi di ristoranti e cucine, anche molto sperimentali, e che questa volta fa largo alla semplicità. Date le lunghe code in cui ci si può imbattere per pranzare al MiScusi, possiamo dire che i due giovani fondatori hanno avuto un’ottima idea imprenditoriale; su di loro ha puntato anche Alexander Samwer, co-fondatore di Rocket Internet (maggior acceleratore europeo di e-commerce come Dalani e Zalando, quotato alla borsa di Francoforte) che ha voluto investire nel loro progetto. Infine una curiosità: da Dove viene il nome Miscusi? Lo racconta Il Sole 24 Ore: "è nato dal desiderio di Alberto di prendersi una rivincita su un compagno di master negli Stati Uniti, che prendeva in giro gli italiani imitando la musicalità della lingua, mentre ripeteva come un mantra “Mi scùuusi”.    
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