IlĀ terzo Report Emergenza Covid-19 diĀ Ismea passa in rassegna le principali filiere agroalimentari. Dopo avere approfondito i dati e la “stato di salute” delle filiere dell’olio e del vino,Ā l’analisi si sposta sul comparto dell’ortofrutta. Fra dati, consumi e trend, un approfondimento per comprendere meglio cosa ha significato l’impatto del Covid-19 sul mondo del food.
Nel mese di maggio i consumi di ortofrutta in Italia e in Europa si sono confermati sui livelli elevati dei due mesi precedenti. Nelle ultime settimane il mercato ha subito radicali cambiamenti in conseguenza di importanti modifiche nella composizione del paniere. Lāandamento dei prezzi allāorigine ĆØ stato influenzato dal livello di offerta, dallāintensitĆ della domanda (sia interna sia estera) e dalla pressione della concorrenza del prodotto straniero. In conseguenza di ciò nellāultimo mese sono state osservate dinamiche di mercato differenti per i diversi prodotti ortofrutticoli.
In questa fase dellāanno, lāofferta nazionale si presenta particolarmente variegata, infatti alla disponibilitĆ di frutta autunno-vernina si associa la crescente presenza di frutta estiva. Le operazioni di alleggerimento delle giacenze di mele e kiwi sono procedute speditamente, accelerate da una domanda particolarmente interessata sia da parte della GDO nazionale sia di quella estera. Nelle ultime settimane gli stock di kiwi si sono esauriti ed ĆØ terminata anche la campagna commerciale delle arance con un po’ di anticipo rispetto alla norma a causa di un raccolto non particolarmente abbondante e per una domanda che ĆØ risultata molto vivace in seguito allāemergenza sanitaria legata al Covid-19. Lāofferta di pere si ĆØ esaurita giĆ in aprile ed ĆØ stata rimpiazzata dal prodotto proveniente dallāemisfero australe (Argentina, Cile e Sudafrica), arrivato nei principali porti italiani e puntualmente distribuito sia sui mercati nazionali, sia su quelli esteri. Anche per kiwi e mele il prodotto dāoltreoceano trova ampi spazi sui mercati italiani ed europei.
Per quanto riguarda il mercato della frutta estiva, i timori relativi a un calo di produzione a causa delle gelate primaverili hanno trovato una prima concreta conferma nelle stime comunicate dal comitato di EuropĆŖch secondo cui il raccolto europeo 2020 di pesche e nettarine ammonterebbe a 2,4 milioni di tonnellate con una diminuzione di circa il 20% rispetto al 2019. Tale risultato ĆØ conseguenza soprattutto delle gelate tardive che, oltre allāItalia, hanno colpito anche altri importanti bacini produttivi europei come Aragona e Catalogna, in Spagna; la Valle del Rodano (Francia) e la Macedonia (Grecia). Per quanto riguarda lāItalia, la produzione di pesche e nettarine ĆØ stimata in circa 820mila tonnellate con un calo del 28% rispetto al 2019 (fonte CSO). Per il nostro Paese, si tratta del livello produttivo più basso degli ultimi 25 anni e rispetto alla media del quinquennio 2014-2018, il calo del raccolto italiano ĆØ addirittura del 34%. La flessione della produzione ĆØ stata determinata sia dalla riduzione delle superfici investite (-5% rispetto al 2019) sia dallāandamento climatico sfavorevole a causa di un inverno mite e delle gelate tardive.
La perdita di produzione rispetto al 2019 interessa nettarine (42%: -286mila tonnellate), pesche (24%: -132mila tonnellate) e percoche (44%: -50mila tonnellate). Il netto calo riguarda tutti i principali areali produttivi italiani con lāEmilia-Romagna che denuncia la situazione più critica, ma una drastica riduzione delle rese ĆØ attesa anche nelle regioni del Sud.
Oltre che pesche e nettarine, le gelate primaverili hanno colpito duramente anche le altre drupacee. In particolare, in Puglia sono state segnalate gravi perdite per la produzione di albicocche e ciliegie. Inoltre, i forti venti di scirocco di metĆ maggio hanno aggravato ulteriormente la situazione provocando la cascola di una quota significativa di quanto risparmiato dalle gelate.
Per quanto concerne le fragole, la minore pressione competitiva del prodotto spagnolo ha determinato un netto miglioramento delle condizioni di mercato rispetto a una prima parte della stagione ampiamente deludente. In ragione di ciò, in maggio, il confronto su base annua dei prezzi in campagna ĆØ passato in terreno positivo (+9%). Contemporaneamente, lāofferta di meloni e angurie ĆØ risultata esigua rispetto alla domanda a causa di problemi in fase di allegagione e ciò ha determinato prezzi allāorigine particolarmente alti, con variazioni su base annua rispettivamente del 100% e del 160%.
Per quanto riguarda gli ortaggi, in queste settimane si assiste a un significativo incremento dellāofferta grazie allāinizio delle operazioni di raccolta negli areali del Centro e del Nord Italia, la cui produzione si affianca a quella del Sud. In conseguenza dellāaumento dellāofferta si ĆØ verificato un fisiologico abbassamento dei prezzi in campagna. In particolare, nel mese di maggio sono crollati i prezzi di pomodori e peperoni sia su base mensile sia su base annua. La situazione ĆØ risultata migliore per le zucchine e le melanzane che hanno mostrato prezzi stabili rispetto ad aprile e in aumento su base annua, rispettivamente +2 e +5%.
Lāofferta di patate comuni ĆØ stata quasi completamente sostituita da quella di novelle provenienti dagli areali produttivi siciliani, pugliesi e campani. Le patate novelle hanno subito la concorrenza del prodotto fresco di origine mediterranea ā soprattutto egiziano ā e dalle patate comuni provenienti da Francia e Germania. In ragione di ciò, il prezzo in campagna ĆØ risultato molto più basso rispetto a maggio 2019 periodo in cui i listini erano particolarmente alti a causa di un offerta limitata dalle frequenti piogge che ostacolavano le operazioni di scavo.