La Cina del vino: un mercato enigmatico ma decisivo per il futuro
La Cina del vino tra boom, frenata e prospettive, un mercato complesso ma ancora strategico, destinato a segnare il futuro del settore
VINI E DINTORNI - Il mondo del vino sta vivendo una fase complessa, i consumi stagnano in molti paesi maturi, mentre l’incertezza economica globale rende difficile tracciare strategie a lungo termine.
In questo scenario, gli sguardi dei produttori si rivolgono sempre più ai mercati emergenti e tra tutti la Cina rimane quello più enigmatico, un colosso che ha conosciuto una crescita impetuosa, una frenata altrettanto improvvisa, e che nonostante le difficoltà continua a essere percepito come una delle grandi scommesse del futuro.
Dal boom al rallentamento
Per comprenderne appieno il peso occorre ripercorrere le vicende degli ultimi vent’anni, come ha fatto il prof. Kym Anderson dell’Università di Adelaide in uno studio pubblicato da Cambridge University Press.
A partire dai primi anni Duemila il mercato cinese è diventato uno dei motori della crescita mondiale del vino con una curva di espansione impressionante pur partendo da consumi pro capite molto bassi. Il benessere crescente, l’urbanizzazione e la curiosità verso i prodotti internazionali sono stati la scintilla per accendere una domanda in costante aumento.
Il momento di massimo splendore è arrivato a metà degli anni 2010, quando si è toccato un picco storico con la Cina che nel 2017 la rappresentava l’8% del valore totale delle importazioni mondiali di vino. Eppure, in soli sei anni, lo scenario è radicalmente cambiato, nel 2023 quella quota è scesa infatti sotto il 3% segnalando un ridimensionamento drastico e inatteso.
Le ragioni del declino
Le cause di questa frenata sono molteplici. Un primo segnale è arrivato nel 2013 con la campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping, che ha ridotto sensibilmente i consumi di vini pregiati, spesso legati a banchetti ufficiali e regalie di prestigio.

Successivamente il rallentamento economico ha eroso la capacità di spesa delle famiglie, mentre la pandemia ha accentuato la crisi e tra il 2019 e il 2022 il consumo di vino è crollato del 47%, un calo molto più marcato rispetto a quello registrato da birra e superalcolici.
A completare il quadro, le tensioni commerciali hanno complicato ulteriormente la situazione. I dazi fino al 218% imposti sul vino australiano tra il 2021 e il 2024 hanno escluso un attore chiave dal mercato, ridisegnando gli equilibri tra i fornitori e favorendo temporaneamente paesi come Francia e Cile. Anche dopo la rimozione delle tariffe, il settore resta caratterizzato da una forte volatilità.
Un potenziale ancora enorme
Nonostante la battuta d’arresto, la Cina rimane un mercato dal potenziale straordinario. Il consumo pro capite è ancora pari a un nono della media mondiale, un dato che lascia intravedere margini di crescita enormi. L’esempio di Hong Kong è illuminante, a parità di cultura e vicinanza geografica, i consumi sono dieci volte superiori rispetto alla Cina continentale, spinti da redditi più alti e da una maggiore apertura internazionale.
Le prospettive a lungo termine lasciano intravedere una ripresa e se, come indicano le previsioni, i redditi pro capite cinesi continueranno a crescere, il vino potrebbe beneficiare di una domanda sempre più diversificata.
In particolare, i giovani consumatori mostrano maggiore attenzione alla qualità, all’esperienza e alla convivialità, piuttosto che al prestigio del marchio, un cambiamento culturale che potrebbe favorire produzioni di fascia media e vini capaci di raccontare storie e territori.
Strategico nonostante le incertezze
Resta il fatto che la Cina sia un mercato difficile da decifrare. Le tensioni geopolitiche, la crisi del settore immobiliare e la fragilità della fiducia dei consumatori continuano ad alimentare un clima di incertezza.
Per i produttori, la vera sfida sarà affrontare il mercato con pazienza e lungimiranza. Non basterà inseguire i numeri del breve periodo, servirà investire in strategie di lungo corso, costruendo relazioni solide con distributori e consumatori, adattandosi alle specificità locali e accettando le inevitabili turbolenze economiche e politiche.
Il futuro del vino, insomma, non potrà prescindere dalla Cina. Perché se negli ultimi anni questo gigante ha perso slancio, è proprio lì che si giocherà una delle partite più decisive per la prossima fase del settore vinicolo globale.

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