GiovedƬ 25 giugno, alle ore 11, nel corso del webinar organizzato daĀ B/Open sono stati presentati i primi dati sull’andamento dei consumi biologici durante il lockdown. All’evento online ha preso parte tutto il settore, dal Ministero delle Politiche agricole ad Assocertbio alle associazioni di categoria, con gli stakeholder moderati da Angelo Frigerio, ceo di Edizioni Turbo by Tespi Mediagroup.
Ciò che è emersi è che in Italia i consumi di bio sono cresciuti anche durante il lockdown (+11%), con una forte accelerazione nel periodo compreso fra il 9 di marzo e Pasqua (+20%, trascinato prevalentemente dal Nord Italia) a conferma di un appeal molto forte sul consumatore. Anche il numero di operatori nei primi cinque mesi del 2020 aumenta, seppure manifestando una sostanziale stabilità su base tendenziale (+0,15%), probabilmente per le difficoltà legate al Covid-19.
I primi cinque mesi del 2020 evidenziano dati dunque positivi per un settore in salute e con grandi opportunitĆ , alle prese con il problema della burocrazia, di percorsi certificativi talvolta tortuosi e la necessitĆ di migliorare la redditivitĆ .
In attesa dellāapprovazione a livello nazionale della nuova legge di settore, al centro delle politiche del Green Deal della Commissione Ue con le strategie āFarm to Forkā e āBiodiversitĆ ā, nel 2019 in Italia ā secondo i dati presentati in anteprima dallāOsservatorio di Assocertbio ā il numero di operatori certificati, che tiene in considerazione produttori, preparatori e importatori, si mantiene stabile (con una percentuale di crescita che oscilla da +1,34% a +1,5%) arrivando a 80.105 unitĆ , contro i 79.046 del 2018.
āSembra confermata una continua crescita, seppure più rallentata, un poā come era avvenuto anche nel 2018ā, ha esordito Riccardo Cozzo, presidente di Assocertbio, lāassociazione che certifica attraverso i propri soci certificano circa il 95% degli operatori del biologico.
Su un terreno positivo il trend nei primi cinque mesi del 2020 (+117 unitĆ , pari al +0,15%), āmeno frizzante con ogni probabilitĆ per lāeffetto delle difficoltĆ nella trasmissione delle notifiche da parte dei Centri di assistenza agricola nella fase di confinamento, anche se la ripresa delle attivitĆ a giugno lasciano ipotizzare che nel secondo semestre gli operatori certificati possano aumentareā, ha proseguito Cozzo.
Per quanto riguarda le superfici bio, i primi 5 mesi del 2020 evidenziano una sostanziale tenuta della Sau (Superficie agricola utilizzata) con circa 10.000 ettari certificati in più (+0,57%), che potrebbero essere confermati anche nelle proiezioni di fine anno.
Dallāindagine emerge anche lāidentikit delle imprese agricole bio, confermate nei primi mesi del 2020: il 45% ha una superficie inferiore ai 15 ettari, il 25% si estende tra 15 e 50 ettari e il 30% occupa una Sau superiore ai 50 ettari. Calabria, Sicilia e Puglia si confermano anche nei primi mesi del 2020 le regioni dove ĆØ presente il maggior numero di operatori biologici.
Al centro delle politiche ministeriali, con risorse stanziate annualmente per le mense scolastiche (10 milioni di euro) e per ricerca e sviluppo (5 milioni), il biologico, ha affermato Roberta Cafiero del Mipaaf, ārientra nelle strategie comunitarie del Green Deal e trova lāItalia in una posizione di vantaggio, dal momento che rispetto a una media di superficie agricola bio che in Europa ĆØ intorno allā8%, lāItalia si colloca oltre il 15 per centoā.
Il settore ha grandi potenzialitĆ e deve poter cogliere, secondo i protagonisti del dibattito che si ĆØ aperto in seguito alla presentazione dei dati, tutte āle opportunitĆ della Politica agricola, per sostenere le produzioni grazie ai Programmi di sviluppo rurale e favorire le produzioni bio nazionaliā, ha raccomandato Vincenzo Vizioli, vicepresidente Aiab.
āDalla legge di riforma del settore, attualmente ferma al Senato, potrebbe arrivare un aiuto agli operatori biologici, che necessitano di un riconoscimento sul ruolo ambientale e sociale dellāagricoltura biologica e di maggiori certezze per pianificare il futuro dei distretti produttivi e dellāattivitĆ di ricerca e sviluppoā, ha affermato Roberto Zanoni, presidente di Assobio, che ha spinto per una āpiattaforma comune per la tracciabilitĆ validata dal Mipaafā.
Il settore, secondo Francesco Giardina, responsabile dellāAssociazione produttori biologici di Coldiretti, ādeve rimettere al centro lāimpresa agricola, monitorando le produzioni per evitare bolle pericolose, che potrebbero travolgere un comparto. I dati delle non conformitĆ legati alle importazioni di biologico, sono allarmanti, e proprio per questo bisogna sostenere il Made in Italy per rispondere alle esigenze di trasparenza e alla domanda crescente dei consumiā. Strategici, in tal senso, āi mercati di Campagna Amica, dove il valore aggiunto dellāacquisto direttamente dal produttore rappresentano una garanzia per gli agricoltori e i consumatoriā.
Luigi Tozzi, responsabile Ufficio QualitĆ e sicurezza alimentare di Confagricoltura, ha posto lāaccento sul tema della burocrazia eccessiva. āServe un cambio di mentalitĆ , perchĆ© non basta aumentare le superfici bio, se poi manca il prodotto e se lāiter burocratico ĆØ troppo complesso, tanto che gli ettari in conversione diminuiscono ā ha specificato ā. Inoltre, dobbiamo ottenere la reciprocitĆ fra le regole di produzione e certificazione bio comunitarie ed extra Ueā.
Accanto alla burocrazia resta da risolvere il nodo della redditivitĆ . Lo ha ricordato Andrea Bertoldi, vicepresidente di Federbio, che ha lanciato lāiniziativa per il giusto prezzo dei prodotti biologici. āDobbiamo sostenere i giovani e le imprese agricole a fare redditivitĆ , altrimenti non si verificherĆ il ricambio generazionale che ĆØ necessario per il settoreā, ha detto Bertoldi.
Nel corso del webinar, Riccardo Meo di Ismea e Roberta Callieris del Mediterranean Agronomic Institute of Bari hanno inoltre presentato il focus sulla filiera olivicola biologica italiana, che vede lāItalia al secondo posto fra le superfici bio al mondo con 235.741 ettari (26,70% della superficie mondiale a olivo bio), alle spalle della Tunisia (254.411 ettari) e davanti a Spagna (195.114 ha) e Turchia (81.586 ha).
āCon un valore al consumo di 7,1 milioni di euro ā ha detto Meo ā 40.099 tonnellate di olio bio, 44.903 operatori, 1.620 frantoi biologici, il settore ha grandi opportunitĆ di crescita, sfruttando le politiche comunitarie, lāaggregazione in organizzazioni di produttori, la crescita delle vendite che nella grande distribuzione ĆØ aumentata del 200% negli ultimi dieci anniā.