Turismo. Le stime di Banca Italia sugli arrivi in Italia e l'occupazione durante la pandemia

La pandemia e le misure restrittive hanno influito negativamente sui flussi turistici e sull'occupazione nel settore. Ecco i dati raccolti e diffusi da Banca Italia.

29 Sett 2021 - 06:29
Turismo. Le stime di Banca Italia sugli arrivi in Italia e l'occupazione durante la pandemia
Nel 2020 le presenze turistiche sono calate del 52,3%, con la componente nazionale giù del 33,8% e quella estera del 70,3%. Dati negativi prevedibili, fra l'arrivo della pandemia e le misure restrittive che hanno colpito l'Italia e tutto il mondo, rilevati dalla Banca d'Italia che ha diffuso la nota "Il settore turistico e la pandemia di Covid-19". La diminuzione, più pesante al Centro e al Sud, ha inevitabilmente impattato sull’occupazione, ridottasi di ben l’11,4%, ovvero oltre i due quinti del calo complessivo e stavolta è stato il Nord Est, con un-17,2%, a pagare il prezzo più alto. A mancare sono stati soprattutto, e senza sorpresa, i contratti a termine (-31,5%), mentre blocco dei licenziamenti e cassa integrazione sono riusciti a frenare l'impatto sull'occupazione permanente. La crisi pandemica si è riflessa in un deterioramento delle condizioni occupazionali del settore e in una contrazione del fatturato delle imprese turistiche più marcati rispetto agli altri comparti; ne è derivata una forte domanda di risorse finanziarie e un aumento dei finanziamenti più accentuato rispetto alle altre imprese. A differenza degli altri settori, la crescita dei prestiti ha interessato anche le imprese che, alla vigilia della pandemia, erano caratterizzate da condizioni di bilancio meno solide. Tra il 2010 e il 2019 in Italia le presenze turistiche nelle strutture ricettive erano cresciute a un tasso medio annuo dell’1,5 per cento; l’espansione, che ha interessato tutte le ripartizioni territoriali, è stata più intensa nel Nord Ovest (2,1 per cento in media d’anno; Tavola a1). Nel 2020 le misure adottate per fronteggiare la diffusione del coronavirus (quali le limitazioni agli spostamenti delle persone e i provvedimenti di chiusura di alcune attività dei comparti ricettivo, ricreativo e culturale) e la paura del contagio hanno determinato un drastico calo dei flussi turistici: le presenze si sono contratte del 52,3 per cento e la flessione ha interessato sia la componente nazionale (-33,8) sia, in misura più marcata, quella estera (-70,3), che nel 2019 rappresentava la metà delle presenze (Tavola a2). I flussi turistici si sono sostanzialmente arrestati tra aprile e maggio del 2020; nei mesi estivi, in connessione con l’allentamento delle restrizioni, hanno registrato un parziale recupero, più intenso per la componente nazionale per la quale, nel mese di agosto, le presenze erano pressoché tornate sugli stessi livelli del 2019. Le presenze di turisti stranieri hanno invece mostrato una modesta capacità di ripresa rimanendo ad agosto su livelli inferiori di oltre la metà rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Da ottobre, con il riacutizzarsi dell’emergenza sanitaria e le successive restrizioni agli spostamenti, i flussi turistici hanno subito un’ulteriore battuta d’arresto, particolarmente marcata per la componente internazionale.  width= Il calo dei flussi turistici internazionali ha determinato una significativa contrazione della spesa dei viaggiatori stranieri. Secondo i risultati dell’Indagine sul turismo internazionale, nel 2020 la spesa complessiva dei viaggiatori stranieri si è ridotta del 60,9 per cento a livello nazionale; il calo è stato particolarmente marcato al Centro (Banca d’Italia, 2021b).

L'occupazione nel settore turistico

Tra il 2010 e il 2019 il numero di occupati del settore turistico è cresciuto del 2,2 per cento in media d’anno, a fronte di un calo nella media del terziario (-0,4) e in misura più intensa rispetto al totale dell’economia (0,4); al netto del comparto turistico, l’espansione complessiva degli occupati si sarebbe pressoché dimezzata. La crescita è stata meno accentuata nel Nord Est (1,3), dove il numero di occupati aveva iniziato a ridursi già nel 2019 e, al contrario, più marcata nel Mezzogiorno (3,2).  width= Le condizioni occupazionali del settore turistico hanno subito un deterioramento più pronunciato rispetto alle altre attività a seguito della crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19. Nella media del 2020, a livello nazionale, il numero di occupati del comparto si è ridotto dell’11,4 per cento (-1,2 per il resto dell’economia), contribuendo per oltre i due quinti del calo complessivo del totale dei settori; la contrazione è stata particolarmente marcata in tutte le aree del Paese (compresa tra il - 17,2 per cento nel Nord Est e il -7,2 per cento al Centro; Tavola a5). La perdita dei posti di lavoro non è stata omogenea tra categorie di lavoratori: sul calo dell’occupazione ha infatti inciso soprattutto la componente a termine, diminuita nella media dell’anno del 31,5 per cento, mentre l’impatto sull’occupazione permanente è stato mitigato dal blocco dei licenziamenti e dal ricorso alla Cassa integrazione guadagni.

Le condizioni economiche e finanziarie delle imprese del settore turistico

Tra il 2010 e il 2019 i principali indicatori di bilancio delle imprese del settore turistico si sono progressivamente rafforzati, accrescendone il grado di solidità e la resilienza di fronte alla profonda recessione innescata dalla pandemia che, tuttavia, rimane inferiore rispetto alla media del settore produttivo. Secondo un’analisi effettuata su un campione di quasi 117.000 società di capitali del settore turistico presenti negli archivi Cerved, tra il 2010 e il 2019 il fatturato è aumentato del 3,4 per cento in media d’anno a livello nazionale. La crescita è stata meno marcata nel Nord Ovest (2,9) e, al contrario, più intensa nel Nord Est (4,3); in tutte le aree territoriali, l’espansione dei ricavi si è accentuata dal 2015.  width=  

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