The Whynery Journal. Tutoring in pillole: Uomo vs Impresa

Con una riflessione sull'Uomo vs Impresa si apre la rubrica tenuta da Fabio Di Pietro, direttore di The Whynery Journal.

18 Dic 2020 - 00:30
The Whynery Journal. Tutoring in pillole: Uomo vs Impresa
Ha inizio con questa riflessione una rubrica di Tutoring in pillole tenuta da The Whynery Journal, che affronta i cambiamenti del presente e le riflessioni sul futuro delle imprese e dei modi di fare impresa. A cura di Andrea Pilotti, AD di 5-hats.   Non solo in questi ultimi mesi di emergenza pandemica mondiale la complessità del comparto turistico moderno richiede un grande sforzo imprenditoriale che molto spesso risulta pesare come un macigno sulle strutture sparse nel nostro Paese. Una delle più grandi difficoltà è sempre stata quella di fare rete, e per rete intendo relazioni professionali ed istituzionali efficaci in grado di supportare l’imprenditore per fare “sistema” nel proprio territorio e nel Paese, affinché possa svolgere il proprio lavoro con profitto e sostenibilità. Per non parlare poi del personale qualificato da ricercare, formare e gestire, di trovare agenzie di supporto alla creazione di business, di consulenti efficaci. Senza andare nel solito disfattismo o “per girare il dito nella piega della mediocrità del sistema impresa in Italia”.  A volte la spiegazione è semplicemente che manca un “METODO” per fare impresa e cosi molto spesso si corre freneticamente e non si raggiunge mai l’obiettivo perché non si segue un modello chiaro di Business. In collaborazione con Horecanews, andremo con questa rubrica ad affrontare questi temi, proponendo del Tutoring in pillole. Esseri Umani “Bloccati”!!! Il lockdown emotivo è il vero nemico in cui sono intrappolati quasi tutti gli imprenditori nazionali. Tutti sono alla ricerca di un “magico” modello di business per uscire da questa situazione economica e per arrivare a recuperare il fatturato ed i clienti persi; la frenesia di mettere sul mercato idee, progetti, prodotti fa si che si venga bombardati ogni giorno da proposte commerciali strampalate e per nulla efficaci.  width=Perché accade tutto questo? Perché spesso trascuriamo che il blocco più forte in cui sono gli imprenditori è quello emotivo dove paura, incertezza, delusione, rabbia, ansia, sconforto, solitudine stanno attanagliando la mente ed il cuore dell’essere umano che vive dentro l’imprenditore. Per tutti è necessario reagire e farlo solo come imprenditore, senza aver prima “gestito” la parte umana, è il più grande danno strategico che si possa fare. Seneca disse: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.. ll 2021 è ancora avvolto dalla fitta nebbia dell’incertezza e delle incomprensioni. Tra chi vede rosa perché confida che il vaccino riporti normalità e chi vede nero perché non scorge luce nell’anno che verrà, ci sono un’infinità di altri colori legati allo stato d’animo di ognuno di noi; parlando con queste persone ci si rende conto che per lo più sono risposte di “pancia” senza tener conto di una vera e propria strategia di impresa. E se la primaria strategia d’impresa ORA fosse quella di prendersi cura dell’essere umano che sta dentro l’imprenditore? No, non parlo di un percorso formativo o di un percorso “psicologico”, sto parlando del mettersi ognuno al fianco dell’altro per attraversare la paura insieme, per raccogliere la rabbia del singolo e farla diventare motore energetico positivo di un team, facendo sentire all’altro che ci siamo e che non si è soli nel dover sostenere un peso immenso che schiaccia. Certo, questo in Italia è il più grande degli ostacoli: noi siamo il Paese del campanilismo dove ognuno pensa per se, va avanti da solo, copia e sottrae idee al vicino che non si fida più dell’altro e non condivide. Ditemi, quante volte avete formulato un’idea vincente o un progetto efficace e poi vi è stato soffiato da gente senza scrupoli?? Una, dieci o cento volte? E’ per questo che oggi gli imprenditori si sentono soli: perché sanno che di norma non si possono fidare dei “colleghi”. Bene, è arrivato il momento di fare davvero squadra, di condividere veramente un percorso d’insieme: e se fosse questo l’insegnamento che come nazione dovremmo cogliere da questa situazione? Siamo disposti, per una volta, a non “fare gli italiani” come ci definiscono in modo dispregiativo nelle altre nazioni, ma a diventare Italiani nel modo più creativo e positivo del termine? Sono convinto che riuscire a relazionarsi con gli altri imprenditori nel modello vincente del “win-win”, dove ognuno diventa vincente nel rapporto, sarà la vera sfida che ci aspetta. In realtà siamo bravissimi a farlo quando si presenta una catastrofe naturale: basti pensare al supporto che viene dato da tutti in caso di alluvione o terremoti, dove lavoriamo fianco a fianco e facciamo cose meravigliose ma, appena la questione riguarda il business, tutto diventa improvvisamente quasi impossibile. Oggi che siamo in una sciagura economica, oltre che sociale ed umana, perché non usare gli stessi meccanismi vincenti con cui affrontiamo le calamità? Abbiamo bisogno come essere umani di sentire l’energia positiva del nostro vicino; ne abbiamo bisogno come uomini e donne di sentirci capaci di affrontare la paura dell’incertezza; ne abbiamo bisogno come padri e madri di famiglia, percependo la volontà di gruppo che ci calma la rabbia. La naturale conseguenza sarà che la delusione diventerà speranza di riuscirci e, da li, nasceranno i nuovi modelli di business del domani. Da questo cambiamento emotivo passerà la nostra capacità di uscire da questo blocco che ci sta portando tutti a fondo, in una spirale sempre più negativa di consumi, investimenti e nuove opportunità di lavoro. Facciamo si che il supporto alla nostra parte umana diventi la porta per la nostra ripresa economica, non lasciando nessuno perso nella paura di non farcela o di non rialzarsi più. Impossibile? Solo se lasciamo che lo sia! [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
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