Succo d'arancia: la percentuale del frutto sale da 12 a 20%

8 Marzo 2018 - 05:45
È entrata in vigore da pochi giorni, con precisione il 6 marzo, la legge nazionale che innalza la percentuale di succo d'arancia contenuto in tutte le bibite all’agrume prodotte in Italia dal 12 al 20%. Dopo 60 anni quindi si potrà dire stop alle bibite con basse percentuali di frutta, migliorando obbligatoriamente la qualità dei prodotti offerti ai consumatori, tutelandone la salute. Il provvedimento contribuirà a diffondere stili alimentari corretti, a prevenire malattie (come obesità e diabete) e infine si pone l'obiettivo di scoraggiare le aziende del comparto beverage ad utilizzare aromi artificiali e zucchero, quest’ultimo generalmente utilizzato per compensare il gusto di prodotti realizzati con materie prime di scarsa qualità. Coldiretti, inoltre, sottolinea come la nuova normativa sia un traguardo oltre che per i consumatori anche per i produttori: “Ad oggi per ogni aranciata venduta sugli scaffali a 1,3 euro al litro agli agricoltori vengono riconosciuti solo 3 centesimi per le arance contenute, del tutto insufficienti a coprire i costi di produzione e di raccolta. Una situazione che – denuncia la Coldiretti alimenta una intollerabile catena dello sfruttamento che colpisce lavoratori, agricoltori ed i trasformatori attenti al rispetto delle regole.” Ora, per Coldiretti, resta un ultimo traguardo: rendere obbligatoria in etichetta l’indicazione dell’origine della frutta utilizzata, per evitare che succhi realizzati con materia prima non italiana vengono spacciati per prodotti nostrani. L'approvazione del provvedimento è stata festeggiata dalla Confederazione con una giornata di mobilitazione interamente dedicata all'arancia, che ha visto susseguirsi una serie di eventi in ogni città d'Italia.
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