Nasce a Torre Santa Susanna il Museo dell'Olio

9 Lug 2019 - 03:30
Nasce a Torre Santa Susanna (Brindisi) il Museo dell'Olio. In una posizione strategica, al crocevia tra le province di Brindisi, Lecce e Taranto, Torre Santa Susanna divenne famosa a partire dal secolo XVI per i suoi frantoi ipogei, costruiti nella roccia in granai preesistenti. Tre di questi sono conservati in perfette condizioni e visitabili ancora oggi. Da qui una condizione favorevole per diventare cittadina di riferimento per l'olio pugliese prima e nazionale poi. In occasione della sua apertura i visitatori si sono immersi nella storia dell'olivicoltura pugliese, leader del mercato italiano, e nel museo dell'olio "Molo" con la presentazione della Guida agli Extravergini 2019 di Slow Food Editore, attraverso 548 aziende e 750 oli di qualità. Interessante anche il convegno dal titolo "La Co(u)ltura dell'olivo nel Mediterraneo, rischi e certezze", con gli interventi di tecnici ed esperti della Confederazione Italiana Agricoltori, di SlowFood, ospiti della Grecia e del Montenegro, esponenti di Agricoltori Solidarietà e Sviluppo, del Gal Terre del Primitivo e dei Carabinieri Forestali. Il Comune di Torre Santa Susanna è da secoli un luogo simbolo della lavorazione dell’oro verde. Nei suoi frantoi, infatti, veniva lavorato oltre il 60% delle olive di tutta la regione. L’inaugurazione del Museo dell’Olio, fortemente significativa per questo territorio e per tutta la regione, in uno degli anni non facili per la produzione e l’economia della filiera olivicola, rappresenta uno stimolo a guardare avanti. La produzione di olio è uno degli asset economici principali della provincia di Brindisi e della Puglia, in quanto trasversale ad altri settori come il turismo, l’enogastronomia, la cultura. Dei 750 oli di qualità selezionati dalla guida di Slow Food Editore, 88 oli fanno parte del Presidio Slow Food dell'Olio Extravergine Italiano e provengono da oliveti di cultivar autoctone del territorio gestite senza fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici. Per valorizzare il paesaggio olivicolo italiano ed evitare l'abbandono degli oliveti più antichi, il Presidio prevede che almeno l'80% delle piante abbia un'età minima di 100 anni. Inoltre, questi oli hanno l'etichetta narrante che ne racconta la storia, il territorio e il lavoro.
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