L'Amarone non conosce recessione

8 Febbraio 2019 - 04:30
L'Amarone non conosce recessione
L'Amarone resta il re dei vini veronesi. Non c'è recessione che tenga per questa eccellenza italiana che si mostra in ottima salute, con un giro di affari da 600 milioni di euro l'anno. La Doc della Valpolicella, con i numeri che può mettere in campo, rappresenta un sistema trainante dell’economia di Verona (provincia ai vertici per export di vino in Italia). Sono 62 milioni le bottiglie che tra Valpolicella, Ripasso, Amarone e Recioto sono state commercializzate lo scorso anno (numero di fascette distribuite nel 2017). Secondo i dati dal Consorzio tutela vini Valpolicella, che ha promosso l'Anteprima Amarone 2015 nei 19 comuni della Valpolicella, i vignaioli spuntano un super-prezzo delle uve, pari a 24mila euro a ettaro. Tra le 1.736 aziende produttrici socie, oltre la metà ha dimensioni sotto i 2 ettari mentre solo il 7,5% va oltre i 100.000 metri quadrati. A fronte di ciò, la produzione lorda vendibile è altissima, così come il valore aggiunto che in diversi casi supera il 30%. E il valore fondiario in diverse aree del distretto veneto può arrivare a 500mila euro. I lavoratori specializzati sono fidelizzati con una spesa media aziendale per le retribuzioni dei propri addetti di circa 100mila euro per azienda in un'area. L'integrazione in Valpolicella è un valore. Nel corso del 2017 hanno operato nell’area della Valpolicella 2.550 lavoratori, di questi 460 sono extracomunitari, 1.030 provenienti da Paesi Ue (con una particolare presenza dei paesi dell’Est) e 1.080 sono stati invece gli italiani. La produzione vede esportate otto bottiglie su dieci grazie all'attivita di promozione del Consorzio. Prossima scommessa quella turistica. All’export finisce il 68% della produzione con spedizioni in crescita in valore del 10% nel 2017. Primo mercato resta la Germania che assorbe il 25% del totale, e che nel 2017 ha messo a segno una crescita del 30%. Bene anche Usa (+10%), Svizzera e Regno Unito (+5%). Ma la sorpresa più rilevante arriva dal mercato interno, che ha chiuso il 2017 in grande ascesa (+20%), trainato dall’aumento dei consumi fuori casa.
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