Fermato lo sfratto del ristoratore che non ha pagato l'affitto durante il lockdown

Bloccato lo sfratto per il ristoratore milanese che non ha pagato l'affitto durante il lockdown: per la giudice il canone va rinegoziato.

27 Ottobre 2020 - 00:38
Fermato lo sfratto del ristoratore che non ha pagato l'affitto durante il lockdown
"La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale". Da questo presupposto nasce il caso che potrebbe essere definito esemplare del ristoratore di Milano che a causa del fermo delle attività durante il lockdown da marzo a maggio non è stato in grado di pagare l'affitto di quei mesi. Dal canto suo, il proprietario aveva agito per vie legali e il ristoratore andava incontro allo sfratto, costretto quindi a terminare la propria attività per 10.600 euro di debiti. Ma gli eventi hanno segnato un punto a favore del ristoratore, grazie a un giudice del tribunale di Milano, Arianna Chiarentin, che ha fatto appello proprio al principio di solidarietà sancito dalla Costituzione.  La giudice ha rinviato la causa a dicembre, invitando le parti a trovare un accordo sulla rinegoziazione del canone. Il magistrato sostiene, infatti, che se il locale venisse ora rimesso sul mercato, quasi certamente non otterrebbe la stessa valutazione che aveva quando era stato fissato il valore nell'ultimo contratto e verrebbe ridotto. Il ristoratore ha subito gli effetti economici delle misure restrittive anti Covid, subendo una "limitazione nel godimento del bene", e non deve essere l'unico a pagarne le conseguenze. La giudice fa appello quindi al principio di "buona fede" e "correttezza" perché il canone venga rinegoziato, ricollegandosi alla relazione con cui a luglio veniva affrontato il tema delle locazioni dalla Cassazione. [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
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