DL Sostegni: le perplessità di Fipe e ANBC

Dopo l'approvazione del DL Sostegni da parte del governo Draghi, Fipe e ANBC esprimono perplessità sui provvedimenti previsti per il mondo horeca

23 Marzo 2021 - 00:37
DL Sostegni: le perplessità di Fipe e ANBC
Lo scorso 19 marzo il Governo Draghi ha approvato il nuovo Decreto Legge Sostegni per fronteggiare la crisi causata dall'emergenza sanitaria. Molte le perplessità per i sostegni previsti al comparto Horeca. Secondo simulazioni prodotte dall’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici il ristorante tipo che nel 2019 fatturava 550mila euro e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato, 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro. Poco cambia per un bar tipo. Chi nel 2019 fatturava 150mila euro e ne ha persi 25mila a causa delle restrizioni, avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, il 4,7% della perdita media mensile. “Il decreto Sostegni era certamente necessario, ma è evidente quanto non possa essere considerato sufficiente. Da settimane si parlava di aiuti perequativi, selettivi, adeguati e tempestivi e questi aggettivi non descrivono le misure proposte - ha dichiarato il presidente della Fedazione, Lino Enrico Stoppani -. Innanzitutto, la coperta del sostegno a famiglie e imprese è evidentemente troppo corta per la platea che si propone di aiutare: settori come la ristorazione sono stati messi letteralmente in ginocchio dalla gestione dell’emergenza e i limiti imposti sulla perdita di fatturato o sui massimali erogabili hanno effetti perversi sul sostegno alla parte più sana della nostra economia. Bastano due esempi: ci si lamenta del nanismo delle imprese italiane e poi si mette un limite di 10 milioni di fatturato per accedere ai sostegni; e ancora: si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media. C’è la spiacevole sensazione di voler aggirare il problema. Il punto è che bisogna uscire immediatamente dall’ottica di breve periodo e mettere in piedi un piano di ripartenza che garantisca il diritto al lavoro e non sottoscriva semplicemente il dovere di stare chiusi. Serve un progetto che dia una prospettiva di futuro reale alle imprese e non solo un sostegno temporaneo, che appare oggi una fragile stampella.” Delusione e preoccupazione: sono queste le reazioni che arrivano invece dal mondo del banqueting e catering: “Il primo DL del nuovo Governo Draghi, sul quale abbiamo riposto tanta fiducia, si è rivelato fonte di cocente delusione. In questo decreto ci sono solo da salvare l’estensione del sostegno alle imprese fino a 10 milioni di fatturato e il prolungamento degli ammortizzatori sociali. Questi sono provvedimenti che vanno nella giusta direzione. Ma gli elementi positivi si fermano qui: il sostegno economico è ampiamente insufficiente a fronte di aziende ferme da 12 mesi e con perdite fatturato del 90%. Le nostre imprese hanno bisogno che sia prolungato il credito d’imposta sugli affitti per tutto il 2021, che sia applicata anche per i finanziamenti fino a 800mila euro la possibilità di ammortamento a 15 anni e 48 mesi di preammortamento come già fatto per i finanziamenti fino a 30mila euro. Inoltre, il calcolo del sostegno basato sulla perdita di fatturato fra 2019 e 2020 sulla mensilità media è assolutamente ridicolo, almeno che sia calcolato sull’intero anno e che tenga conto dei costi fissi!” Questo il duro commento di Paolo Capurro, Presidente di ANBC, Associazione Nazionale Banqueting e Catering. “Abbiamo accettato – è la sconsolata conclusione di Capurro – senza protestare e con spirito civile ogni imposizione di chiusura, anche se non eravamo d’accordo. Ci siamo accollati investimenti significativi per trovare soluzioni che ci permettessero di continuare a lavorare in condizioni di sicurezza sanitaria, ma è stato tutto inutile: siamo fermi da un anno. E questo provvedimento del Governo dovrebbe soddisfarci? Era ben altro il cambio di passo che ci saremmo aspettati dal Professor Draghi.”
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