Coronavirus. Filiera Italia: "Settore agroalimentare sia modello per fase 2"

Secondo Filiera Italia è necessaria quanto prima la riapertura delle aziende che potranno seguire le stesse disposizioni attivate dalla filiera agroalimentare che non si è mai fermata durante l'emergenza

10 Apr 2020 - 01:30
Coronavirus. Filiera Italia: "Settore agroalimentare sia modello per fase 2"
In questo momento in cui l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del COVID-19 va di pari passo con le difficoltà delle imprese e delle attività del nostro Paese, a causa delle misure contenitive, abbiamo bisogno anche di segnali positivi. Per questo Horecanews.it, tenendo fede al patto d'informazione con i suoi lettori, ha deciso di non fermare la normale programmazione ma di tenervi aggiornati sulle notizie del settore, anche per concedere un momento di svago dalle difficoltà del momento. “La ripresa delle attività delle aziende oggi ferme è ormai improrogabile” dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, la fondazione che raccoglie il meglio del Made in Italy agroalimentare. Corretto, secondo Filiera Italia, dare la precedenza al lavoro, mantenendo le restrizioni sulla libera circolazione delle persone a scopo ludico o di socializzazione. “Le fabbriche non possono più aspettare - prosegue il consigliere delegato - ritardi ulteriori nella programmazione della produzione, vorrebbero dire perdita definitiva di commesse e di mercati internazionali”. L’incertezza, infatti, spingerebbe i clienti internazionale a rivolgersi ad altri Paesi, anche comunitari, che pur con limitazioni non hanno mai smesso di produrre, come ad esempio la Germania. “Non parliamo di apertura incondizionata - prosegue Scordamaglia - ma secondo un piano che dovrà essere ispirato ai comportamenti tenuti dalle filiere che non hanno mai chiuso”. “La filiera agroalimentare sia il modello per coordinare la riapertura” affermano da Filiera Italia. L’applicazione del protocollo sottoscritto tra parti sociali, infatti, ha reso possibile coniugare continuità nella produzione con tutela della sicurezza dei lavoratori e i dati sui contagi lo dimostrano. “Nell’industria alimentare abbiamo rallentato la velocità delle catene di produzione, distanziato le postazioni, dotato i lavoratori che per ragioni di lavoro non potevano rispettare il distanziamento sociale di Dispositivi di Protezione Individuale e mascherine”. Sono stati evitati in ogni caso la sovrapposizione di turni, razionalizzati gli spazi comuni e le mense. [caption id="attachment_19456" align="aligncenter" width="333"]filiera italia Luigi Scordamaglia[/caption] “Questo dovrà essere il modello e di principi ispiratori della ripresa della fase 2 da estendere all’intero settore manifatturiero”. La soluzione, secondo Filiera Italia, non può più essere tenere i lavoratori a casa, ma riaprire progressivamente, anche con l’introduzione di ulteriori paletti da condividere tra imprese e comitato tecnico scientifico. "Ci riferiamo - specifica Scordamaglia - della protezione di categorie particolarmente delicate, over 65, esecuzione capillare di test immunologici per il rilascio delle cosiddette “patenti di immunità”. Anche perché ricordano da Filiera Italia “La continuità della filiera agroalimentare è ormai subordinata alla ripresa di altre filiera funzionali e indispensabili, come quelle delle macchine agricole della componentistica della meccanica”. “Ogni giorno che passa la crisi sanitaria rischia di essere sostituita da una crisi sociale e occupazionale - concludono da Filiera Italia - e da un aggravarsi del gap tra chi continua tranquillamente, soprattutto nel settore della burocrazia pubblica, a percepire lo stipendio anche lavorando meno e tra chi invece rischia di passare dalla cassa integrazione all’ assenza di reddito” [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
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