Carla Fiorini e il suo impegno per il Bianchello

Per Carla Fiorini di Cantine Fiorini il Bianchello del Metauro è diventato da subito una vocazione, un impegno a cui dedica il suo lavoro in azienda

23 Apr 2020 - 01:30
Carla Fiorini e il suo impegno per il Bianchello
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La famiglia del Bianchello

Inizia così la navigazione di Fiorini: con una rotta tracciata dai preziosi insegnamenti e sacrifici del capostipite, e proseguita dalla capacità imprenditoriale del figlio Valentino (che strutturò l’azienda agricola specializzandola nel settore enoico), per poi essere affidata alla terza generazione, con Carla Fiorini al timone. DOC piccola ma con le spalle cariche di storia (50 anni compiuti nel 2019), il Bianchello del Metauro è diventata da subito la vocazione e al tempo stesso la missione di Carla. Vocazione, perché il Bianchello del Metauro nasce da un vitigno autoctono del territorio che l’azienda ha scelto di rispettare, custodire e valorizzare. E missione perché, come il papà Valentino che volle scommettere sul suo potenziale già 40 anni fa, anche Carla ha continuato a crederci con grande passione.

Lady Bianchello

Entrata in azienda dopo gli studi in Enologia, a Udine (uno dei primissimi corsi di laurea per il settore), con Carla l’azienda si amplia, mantenendosi innovatrice per metodi e modi di fare agricoltura. Sua la scelta di passare a trattamenti di agricoltura biologica (nel 2013), nel segno di quel rispetto per la terra ereditato da un’illuminata tradizione di famiglia. Un percorso di ricerca e investimenti, in termini tecnologici e di know-how, che nel tempo le hanno dato ragione, assegnando a cantina Fiorini non solo un ruolo di riferimento nel panorama Bianchello ma anche un sempre più autorevole posizionamento sullo scenario vitivinicolo italiano. Eppure, tiene a precisare la Fiorini "ancora ho davanti tanti obiettivi, e altrettanti sogni che spero divengano presto concretamente realizzabili". La missione assunta dall’azienda è una sfida che richiede impegno. Carla Fiorini ne è sempre stata consapevole: far conoscere e apprezzare una DOC, come il Bianchello, rimasta per tanto tempo nell’ombra, è un percorso tutto in salita. Ma proprio con questo spirito ha affrontato ogni passo, vedendo a ogni radura non un punto di sosta ma l’inizio di una nuova traccia.

 width=Produzione

Oggi i Bianchelli di Fiorini raggiungono le 140.000 bottiglie annue (1.100 hl), su un totale di 200.000 bottiglie (1.500 hl, dei 4.000 hl totali prodotti dalla cantina). La filosofia di Fiorini è basata sulla dinamicità e ricerca, con il risultato di un’azienda in continuo fermento. "Ogni anno impiantiamo almeno 1 ettaro di vigna con l’obiettivo di ricoprire l’intera superfice adatta: ad oggi mancano ancora 3 ettari. Dopodichè, ci concentreremo maggiormente sui vecchi vigneti e la loro manutenzione, per cercare di avere sempre una quota importante di vigne vecchie (almeno i 15 ettari necessari alla produzione del Bianchello destinato alla bottiglia). Sono quelle vigne che danno la qualità e resistono meglio agli stress ambientali, ma proprio per questa ragione ci richiedono tanto lavoro per conservarle al meglio limitando i danni del tempo". Anche se il Bianchello la fa da padrone, in casa Fiorini coesistono con questo anche altri vitigni, per lo più caratteristici del territorio: Verdicchio, Pecorino, Sauvignon Blanc, Chardonnay e poi Sangiovese ad acino grosso (utilizzato spesso come base per le Riserve), Montepulciano Cabernet Sauvignon e Canaiolo. "I vitigni che coltiviamo su questi terreni sono per l’80% autoctoni. Coltivare queste varietà è una scelta etica oltre che strategica" spiega Carla Fiorini. "Sul nostro territorio abbiamo le combinazione geo climatiche ideali perché crescano e producano, senza forzature di natura agronomica o chimica. Questa è la ragione che ci ha spinto a valorizzare il piccolo tesoro che sta intorno a noi".

Filosofia produttiva

Come in ogni etichetta dell’azienda di Barchi, fondamentale è l’attenzione per l’integrità dell’uva in ogni fase: è qui che si gioca la qualità di un buon vino, secondo Fiorini. Se il fattore umano è indispensabile nella fase viticola, si ricorre però alla tecnologia nelle fasi più delicate che seguono alla raccolta, condotta esclusivamente a mano. Dopo di che, solo il tempo, l’affinamento e la buona pratica enologica fanno il resto. La conduzione completamente biologica aggiunge una buona dose di impegno e tenacia ma è un ulteriore motivo d’orgoglio per Carla Fiorini. Anche Lady Bianchello fermamente convinta che il rispetto dell’ambiente sia una forma mentis, e ancor più oggi una necessità per chi ha ereditato questo mondo e ha il dovere di lasciarlo migliore alle prossime generazioni. Non solo, ma a maggior ragione in un territorio come quello delle Marche, mite e generoso, in grado di offrire già naturalmente ottime condizioni per un simile tipo di agricoltura, a Carla è sempre parso una scelta scontata.

I Bianchelli di Fiorini

Di traguardi Carla Fiorini preferisce non parlare, per ora, ma certo sono diverse le soddisfazioni che ha potuto raccogliere nel corso della sua vita professionale, anche e soprattutto grazie ai suoi Bianchelli. Fra le etichette di Fiorini “ambasciatrici” del Bianchello, Tenuta Campioli è forse il più significativo: un Bianchello del Metauro DOC Superiore che utilizza le uve provenienti dal vigneto Campioli, di circa trent’anni di età. Il Campioli di Fiorini rappresenta una sorta di spartiacque nella storia di questa DOC. Carla Fiorini confessa "non pecco di presunzione a dire che con la prima etichetta (1991) mio padre aprì la strada a tutte le aziende che successivamente scelsero di investire in questo vitigno".  width= Segue poi Sant’Ilario, un Bianchello del Metauro DOC dal quale non si può prescindere quando si pensa alla grande bevibilità ed alla delicatezza di questo vino. Nei terreni dell’azienda le uve sono esposte a Sud-Est, e pertanto godono di tutto il sole possibile, arrivando a maturazione molto presto, intorno a metà settembre.  width=Con le uve Bianchello, Fiorini produce anche un passito, da circa 20 anni, nelle sue cantine. Si tratta del Monsavium, che nel nome richiama l’antico nome di Mondavio, paese di origine della famiglia Fiorini, che nel palazzo tuttora esistente usava far appassire i grappoli in soffitta, per poi farli maturare nelle cantine. Il richiamo alla tradizione di una volta è molto forte anche nel metodo produttivo di questo che è un vino artigianale nel senso più stretto della parola, senza un vero e proprio protocollo (la rigidità e la standardizzazione Fiorini le lascia all’industria). "Il Monsavium è stata davvero una piacevole sorpresa per noi: effettivamente è un vino unico, e chi lo assaggia se ne innamora. Per anni l’abbiamo messo in secondo piano rispetto alle etichette più conosciute e significative per l’azienda" racconta Carla Fiorini. "Oggi non possiamo prescindere da questo vino, soprattutto quando ci troviamo in mercati extraregionali: ce lo richiedono da tutta Italia".

 width=Il senso della squadra

A consolidare il legame di cantina Fiorini con il Bianchello del Metauro, è nato Bianchello d’Autore (www.bianchellodautore.it), un progetto che da due anni coinvolge 9 cantine del territorio – con Carla Fiorini tra i più accesi fautori dell’idea - nella comune missione di far conoscere, promuovere e valorizzare il Bianchello del Metauro sul territorio nazionale e internazionale, attraverso un’immagine comune e diverse iniziative. Dalla vita professionale a quella privata, però, Carla Fiorini si considera “battitore libero”. Non sente l’esigenza di etichette che la incasellino, ma ha a cuore il legame con chi lavora in azienda insieme a lei e a suo marito Paolo. "Il rapporto con i dipendenti è molto familiare e si cerca di fare gruppo, cercando di coinvolgerli, farli appassionare e diventare consapevoli che ciascuno contribuisce ai risultati e ai successi dell’azienda". Il triplice ruolo di imprenditrice, moglie e madre di famiglia ha rafforzato in lei la capacità di leadership e di negoziazione, in ogni ambito: dentro casa e in cantina dove "ho sperimentato che ogni persona è differente ma proprio per questo è una ricchezza, se si è capaci di valorizzarla. Del resto, con tutti quanti abbiamo un sogno in comune molto grande: non possiamo sprecare l’occasione di conquistarlo insieme. Parlo anche dei miei figli che, se vorranno, forse un domani saranno in prima linea. Ma questa, certamente, è una storia che non posso scrivere io". [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
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