Calano gli acquisti di pesce fresco ma aumentano quelli di surgelato

23 Maggio 2019 - 03:30
Calano gli acquisti di pesce fresco ma aumentano quelli di surgelato
Acquisti in calo per il pesce fresco, che rappresenta meno della metà (48%) della domanda complessiva di pesce, mentre cresce la richiesta da parte dei consumatori di pesce surgelato. Sono dati resi noti dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), in occasione di Slow Fish. Secondo la ricerca, a fronte di un calo del 2% dell'acquisto di pesce in Italia nel 2018, emerge un incremento del 2,6% per l'acquisto di pesce surgelato confezionato con una predominanza di filetti e bastoncini di merluzzo e platessa. Nel comparto del fresco aumento della domanda di salmone, pesce persico, orate, merluzzi, spada, in calo le alici e sardine. La grande distribuzione moderna si conferma il canale preferito dalle famiglie per l'acquisto di pesce (oltre l'80% nel 2018), a discapito dei punti vendita tradizionali. L’aumento comunque di consumo di prodotto surgelato fornisce una interessante indicazione sull’orientamento dei consumi verso alcuni prodotti ad alto contenuto di servizio e praticità o verso alcune specie, generalmente di importazione, come il salmone, divenute in pochi anni protagoniste delle nostre tavole. Secondo SlowFish l’aumento del consumo di salmone – pesce di allevamento carnivoro alimentato con mangimi a base di pesce pescato e antibiotici – e del prodotto congelato e surgelato venduto attraverso la grande distribuzione ci dicono che probabilmente negli acquisti in fatto di pesce ci facciamo prendere dalla fretta della vita moderna, quando conoscenza e consapevolezza ci aiuterebbero a fare scelte più oculate, per il bene nostro e quello del nostro mare. Lo studio evidenzia anche come buona parte del pesce arrivi dall'estero, in misura maggiore dai paesi comunitari rispetto a quelli extracomunitari.  L'import, in costante crescita nell'ultimo decennio, ha raggiunto - si specifica in una nota - 1,35 milioni di tonnellate nel 2018, generando esborsi complessivi pari a 5,9 miliardi di euro, circa un terzo in più rispetto a inizio decennio. Secondo l'Ismea, a fronte di 348 mila tonnellate tra pescato in mare e allevato nazionale, se ne acquistano dall'estero più di 1 milione di tonnellate, e se ne esportano appena 123 mila.
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