Bisogna incentivare i consumi: indagini e dati da Fipe e ANBC

Più di 2 persone su 3 non hanno ancora consumato un pasto fuori casa e il mondo catering è fermo. Fipe e ANBC tracciano la rotta per i prossimi mesi.

5 Agosto 2020 - 23:08
Bisogna incentivare i consumi: indagini e dati da Fipe e ANBC
I consumi calano e più di 2 italiani su 3 non hanno ancora consumato un pasto fuori casa, dalla colazione al bar alla cena al ristorante. L'indagine di Fipe-Confcommercio su ciò che i consumatori cercano e scelgono in questo momento aiuta a tracciare una mappa più definita per capire in che direzione bisognerà muoversi nei prossimi mesi. I pubblici esercizi, così come le aziende e le realtà legate ad ANBC, mondo del catering e degli eventi, sono in debito d'ossigeno e c'è bisogno che i consumatori siano incentivati al consumo fuori casa per far ripartire davvero l'indotto.

Fipe: paura del contagio e restrizioni sono le cause principali del calo dei consumi

Secondo quanto riportato da Fipe-Confcommercio, sono ancora troppo pochi gli italiani tornati al bar per fare colazione, o al ristorante per un pranzo o una cena. Ecco quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro Studi di Fipe-Confcommercio per analizzare le cause del drastico calo di consumi che ha colpito in maniera drammatica il comparto dei pubblici esercizi. I numeri, purtroppo, sono molto chiari: il 72% non ha ancora mai fatto colazione al bar, il 67,9% un pranzo fuori casa e il 69,4% una cena. Peggio va solo per il dopocena ma è noto che questa sia un’occasione di consumo che riguarda principalmente la fascia giovanile della popolazione.

Per quanto riguarda le ragioni che inducono a non andare al bar o al ristorante la fa da padrone, nell’immaginario dei consumatori, il timore del contagio: il Covid-19 fa ancora paura per ben il 66,5% degli intervistati. Tra le altre motivazioni che fanno da deterrente ai consumi fuori casa troviamo le diverse disposizioni di sicurezza che rendono meno godibile l’esperienza al ristorante (41,5%), mentre per chi lavora l’adozione dello smart working ha di fatto quasi azzerato le occasioni di consumo della colazione, della pausa caffè e del pranzo.

Chi decide di andare al ristorante o al bar è anzitutto attento alle misure di sicurezza sanitaria (47,4%) e al distanziamento tra i tavoli (35,2%). Grande importanza viene data alla presenza di tavoli all’aperto non solo per le ovvie ragioni collegate alla stagione ma anche per una maggiore percezione di sicurezza (34%). In ogni caso il 92,2% degli intervistati ritiene che l’osservanza delle disposizioni di sicurezza da parte degli esercenti sia molto o abbastanza soddisfacente. Un’evidenza che ci porta a dire che ristoranti e bar sono luoghi sicuri.

La convivialità resta al centro dell’esperienza per il 45,5% degli intervistati, che si passi del tempo con la propria famiglia o con gli amici (45,5%), mentre quasi 1 su 3 si dichiara contento per il fatto stesso di essere tornato a mangiare fuori casa (29,1%). Sotto questo profilo il consumo si fa più intimo e si tendono a privilegiare i luoghi conosciuti e già frequentati in passato. Si esprime così quasi il 90% degli intervistati.

I dati ci restituiscono la fotografia di un settore in grande sofferenza - dichiara Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio - È indispensabile mettere in campo strumenti che stimolino la domanda con l’obiettivo di compensare le pesanti perdite determinate dalla mancanza di turismo internazionale e dal perdurare dello smart working. Al riguardo guardiamo con grande attenzione a quello che il Governo intende mettere a punto nel decreto di agosto. Lo stanziamento di un fondo finalizzato a rimborsare una quota parte della spesa al ristorante sarebbe certamente un provvedimento che va nella giusta direzione, ma sono altrettanto urgenti ulteriori misure per il contenimento dei costi a cominciare da quelli del lavoro e dei canoni di locazione, magari attraverso l’introduzione della cedolare secca sugli affitti”.

ANBC Associazione Nazionale Banqueting e Catering: "Fatturati ancora giù del 90%, anche il mondo del catering ha bisogno di incentivare i consumi"

Suona più allarmante il monito di ANBC, che parla del mondo del catering e degli eventi come di quello fra i più colpiti dalle restrizioni Covid e quindi dall'emergenza economica. Eventi, congressi e convention aziendali non hanno richiesta da parte del mercato e questo ha generato un crollo dei fatturati che ancora a giugno segnano un drammatico -90%.  width=Il nostro settore sta vivendo una crisi senza precedenti e non si vede alcuna luce in fondo al tunnel - ha dichiarato Paolo Capurro, Presidente di ANBC, Associazione Nazionale Banqueting e Catering federata a Fipe - Guardiamo con interesse alle misure che, a quanto pare, saranno nel prossimo decreto agosto. Ci sembra assolutamente giusto mettere in campo un’azione forte per incentivare i consumi attraverso l’istituzione di un bonus che rimborsi del 20% chi va a cena o a pranzo in un ristorante. Chiediamo di allargare, con i dovuti accorgimenti, questa misura al mondo del catering. Questo potrebbe dare una spinta alla ripresa, in molti casi troppo lenta, nel nostro ancora quasi inesistente”. “Un provvedimento del genere, unitamente a quelli suggeriti in occasione della richiesta dello stato di crisi per il settore, darebbe ossigeno ai nostri imprenditori - continua Capurro - Ribadiamo, quindi, come siano altrettanto urgenti una proroga del Fondo di Integrazione Salariale fino al 31 dicembre 2020 per il sostegno al reddito dei lavoratori e interventi economici e fiscali, compresi interventi sul cuneo fiscale”. “Infine - conclude Capurro - sento di dover fare una ulteriore raccomandazione alle Istituzioni sulla necessità di maggiori controlli, in particolare sulle abitudini dei giovani. I nostri eventi sono quelli sottoposti ai controlli più rigidi e non diciamo che non sia giusto, ben venga ogni tipo di prevenzione a tutela dei nostri clienti! Ma perché le regole non sono uguali per tutti? Le scene di mala movida sono ormai quotidiane e rischiano di provocare una nuova impennata dell’epidemia. Non possiamo rischiare un nuovo lockdown e perdere anche quel poco che ci rimane e la speranza di una ripresa nel 2021. Sarebbe senza dubbio una catastrofe. Siamo tra i pochi a rispettare tutte le regole e vorremmo evitare che i nostri imprenditori paghino le colpe di altri”. [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
Compila il mio modulo online.