Assoturismo: la ripresa del settore arriverà nel 2021

Secondo dati elaborati da CST per Assoturismo, la ripresa del settore arrriverà solo nel 2021. Quest'anno registrato un calo del 60% delle presenze

23 Marzo 2020 - 04:32
Assoturismo: la ripresa del settore arriverà nel 2021
In questo momento in cui l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del COVID-19 va di pari passo con le difficoltà delle imprese e delle attività del nostro Paese, a causa delle misure contenitive, abbiamo bisogno anche di segnali positivi. Per questo Horecanews.it, tenendo fede al patto d'informazione con i suoi lettori, ha deciso di non fermare la normale programmazione ma di tenervi aggiornati sulle notizie del settore, anche per concedere un momento di svago dalle difficoltà del momento. I danni causati dall'emergenza Coronavirus peseranno molto sul settore turistico: secondo Assoturismo anche immaginando una risoluzione ‘veloce’ dell’emergenza sanitaria in Italia, l’effetto della pandemia sul mercato internazionale e sulla fiducia dei viaggiatori porterà a chiudere l’anno con una riduzione di oltre 260 milioni di presenze rispetto allo scorso anno (-60%). Il turismo italiano chiuderebbe dunque il 2020 con circa 172 milioni di presenze: i livelli che si registravano a metà anni ‘60, quando i viaggi aerei erano un lusso per pochi. E la ripresa del mercato non avverrà prima dell’inizio del 2021 secondo le stime del CST per Assoturismo. La stima si basa sulle presenze turistiche ‘ufficiali’ nelle strutture ricettive accreditate, e si muove dall’ipotesi di un contenimento della fase peggiore dell’emergenza sanitaria italiana entro aprile, con un graduale ritorno alla ‘normalità’ a maggio. Ma non per il turismo: è infatti lecito presumere che frontiere e collegamenti internazionali rimarranno bloccati finché la pandemia non sarà arretrata almeno nei principali mercati turistici esteri, che dovrebbero recuperare – nella migliore delle ipotesi – solo a partire dal 2021. Una frenata di questo tipo porterebbe a 29,1 miliardi di minore spesa turistica. E l’impatto non sarebbe limitato solo alle imprese del settore della ricettività, ma coinvolgerebbe anche altri comparti correlati. Quasi la metà della perdita dei consumi (14,4 miliardi), infatti, si realizzerebbe nel settore ristorazione e servizio bar (6,4 miliardi in meno), nelle vendite della rete commerciale (5,1 miliardi di euro in meno) e nei fatturati delle imprese di trasporti collegate alla mobilità territoriale, compreso autonoleggio NCC (2,9 miliardi in meno). “Di fronte a uno scenario così, gli interventi previsti dal decreto Cura Italia per le imprese del turismo, purtroppo, sono inconsistenti”, commenta Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Confesercenti. “I mini-rinvii fiscali sono poca cosa: le imprese non recupereranno in un mese o due liquidità. Anche il credito di imposta del 60% sul canone di locazione del solo marzo è del tutto insufficiente, anche perché esclude del tutto il mondo dell’extralberghiero e dell’alberghiero. Per non parlare degli indennizzi”. [caption id="attachment_57146" align="aligncenter" width="1000"]assoturismo, turismo, coronavirus Vittorio Messina[/caption] “Occorrono provvedimenti molto più incisivi. La moratoria dei mutui non basta a liberare quella mole di liquidità necessaria alle imprese per traghettare le attività oltre la crisi. Grande delusione, poi, per la mancata istituzione di un Fondo di crisi per il turismo, che pure avevamo richiesto con forza, al contrario di quanto avvenuto altri settori – come agricoltura e spettacoli – lo hanno ricevuto”. “Speriamo di essere smentiti dai fatti, ma così com’è – conclude Messina - il Cura Italia per il turismo rischia di essere solo un tampone. Bisogna fare di più per un settore che, direttamente e indirettamente, vale il 13% del Pil e oltre 3 milioni di posti di lavoro. Chiediamo che, già in fase di conversione dei decreti, si possa lavorare per trovare soluzioni realmente efficaci per le imprese del comparto, che in questo momento vedono azzerati i propri fatturati”.
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