Arriva l'obbligo di indicazione d'origine anche per i derivati del pomodoro

1 Marzo 2018 - 05:45
Con 52 milioni di tonnellate di pomodoro, l’Italia è il primo trasformatore al mondo di derivati di questo prodotto che impiega 12.000 lavoratori fissi e 25.000 stagionali, oltre quelli dell’indotto. È un comparto a forte connotazione internazionale, dal momento che il 50% della produzione è destinata all’estero, dove il pomodoro italiano è molto apprezzato. Nel rispetto di questa importante filiera della nostra economia è stato chiesto e ottenuto che sulle etichette dei trasformati del pomodoro venga indicata la provenienza, così come è accaduto di recente per la pasta e per il riso. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato, infatti, che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale che introduce l’obbligo di indicazione dell’origine dei derivati del pomodoro. Le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in italia dovranno avere obbligatoriamente in etichetta il nome del paese nel quale il pomodoro viene coltivato e il nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”. Questa etichettatura è stata introdotta in via sperimentale per la durata di due anni e si applica a tutti i derivati della lavorazione del pomodoro come conserve e concentrato, sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Maurizio Gardini, Presidente di Conserve Italia e di Confcooperative ha così commentato la notizia: “L’obbligo di indicare l’origine del pomodoro nei trasformati come salse e sughi pronti è la risposta che attendavamo per contrastare e arginare la scarsa trasparenza e la crescita di fenomeni di contraffazione che danneggiano tutte le aziende sane che operano nella filiera del pomodoro da industria. Noi siamo favorevoli ad andare oltre quanto stabilito nel decreto, obbligandole imprese a indicare la provenienza della materia prima anche nei casi in cui la componente pomodoro incida per una percentuale inferiore al 50%, come è attualmente previsto nel testo [...]. Di fronte alle crescenti importazioni di concentrato cinese, lavorato e rivenduto sotto forma di salse e sughi pronti, che è stato recentemente portato alla ribalta da inchieste e libri denuncia vogliamo rivendicare con orgoglio come la filiera cooperativa del pomodoro da industria sia tre volte italiana, perché lavora prodotto italiano, trasformato in Italia, con produttori italiani”.
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