8 italiani su 10 avrebbero consumato piatti da asporto a Pasqua

Secondo un’indagine del Centro Studi Fipe una larghissima maggioranza di Italiani avrebbe consumato piatti da asporto a Pasqua: il delivery è la vera alternativa per i ristoratori.

15 Apr 2020 - 01:30
8 italiani su 10 avrebbero consumato piatti da asporto a Pasqua
In questo momento in cui l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del COVID-19 va di pari passo con le difficoltà delle imprese e delle attività del nostro Paese, a causa delle misure contenitive, abbiamo bisogno anche di segnali positivi. Per questo Horecanews.it, tenendo fede al patto d'informazione con i suoi lettori, ha deciso di non fermare la normale programmazione ma di tenervi aggiornati sulle notizie del settore, anche per concedere un momento di svago dalle difficoltà del momento. Una Pasqua insolita anche per i Pubblici Esercizi italiani che, a causa del lockdown, vedono le loro attività chiuse, con un danno economico che per i soli giorni di Pasqua e Pasquetta è quantificabile in almeno 650 milioni di euro. food delivery fipeSospese le attività delle pasticcerie, le gite fuori porta, i pranzi della tradizione nei ristoranti, a cui è stata impedita anche la vendita per asporto di piatti pronti, ammessa invece per attività commerciali simili. Secondo un’indagine del Centro Studi Fipe una larghissima maggioranza di Italiani, circa l’80%, avrebbe gradito di poter acquistare i piatti da asporto della tradizione pasquale nel proprio ristorante di fiducia. A causa delle misure restrittive in corso, oltre 6 milioni di italiani dovranno rinunciare al pranzo di Pasqua al ristorante, ma dovranno anche rinunciare alla consuetudine di acquistare qualche piatto speciale della tradizione pasquale, da consumare a casa, perché le norme nazionali vietano, solo per i Pubblici Esercizi, il servizio d’asporto.  L’unica alternativa praticabile rimane il delivery. Tuttavia solo Il 14,5% dei ristoranti è attrezzato per questo servizio da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus ed è stata decisa la chiusura dei ristoranti. Ecco perché l’offerta non sarà in grado di fronteggiare la domanda.  Certamente saranno sempre di più quelli che, a fronte della pressante richiesta dei consumatori, implementeranno il food delivery, attualmente l’unica fonte di ricavi per i pubblici esercizi. Trend in crescita confermato dai numeri di Ristoacasa.net, la vetrina digitale della ristorazione italiana lanciata da Fipe proprio per aiutare gli imprenditori a sviluppare al meglio il servizio a domicilio, dando visibilità anche a chi per la consegna fa leva sulle proprie forze. La piattaforma conta, a pochi giorni dall’avvio, già quasi mille attività di ristorazione e cresce al ritmo di 40/50 nuove iscrizioni al giorno. Migliorare il delivery – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe Confcommercio - è un modo per continuare a stare vicino ai clienti in un giorno importante come la Pasqua e anche per tenere vive le aziende. Allo stesso tempo ribadiamo che è necessario puntare con decisione al programma di riapertura dei pubblici esercizi, nel pieno rispetto delle misure di sicurezza dei Protocolli Sanitari che adotteremo, perché è a rischio, insieme a migliaia di posti di lavoro e di aziende, il futuro stesso della ristorazione italiana”.
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